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CRITICA

PAOLO GRUPPUSO

di Francesca Callipari (Critico d'arte -Art curator)

 

Artista poliedrico e attento osservatore del mondo che lo circonda, il maestro Paolo Gruppuso presenta una ricerca pittorica improntata prevalentemente sullo studio della luce e degli effetti atmosferici, traendo ispirazione in primis dalla natura.
Profondo conoscitore, altresì, dell’arte fotografica, nei suoi dipinti si rilevano elementi derivanti dalla fotografia, evidenti sia nel modo in cui egli si approccia alla composizione della scena, sia nella perfetta combinazione degli effetti di luce e ombra. Altrettanto interessante è, d’altra parte, lo studio del movimento che l’artista, così come in fotografia, rappresenta in pittura attraverso la tipica scia derivante da lunghi tempi di esposizione, dando vita a dipinti che sembrano rievocare le sperimentazioni futuriste, ma con una visione più moderna e quasi onirica.
Gruppuso è, senza dubbio, un artista visionario e sensibile che mostra di conoscere bene l’arte dei grandi maestri del passato, sapendola, però, coniugare ad un linguaggio in continua evoluzione, anche attraverso la sperimentazione delle più diverse tecniche pittoriche. Come i maestri impressionisti cerca di catturare nelle sue opere ogni minima variazione di luce, lavorando sullo stesso soggetto in orari e stagioni diverse, mentre altre volte, in particolar modo nelle opere di paesaggio, ci rimanda a quella poetica visione della pittura romantica che vede la natura protagonista assoluta del dipinto ed evocatrice di sentimenti. Forse anche per questo, appare difficile e alquanto restrittivo volerlo inquadrare in un determinato stile. Gruppuso attraverso la sua straordinaria capacità descrittiva riesce ad immortalare nei suoi dipinti un istante, un’emozione, riuscendo a creare opere dotate di grande potenza visiva ed espressiva. La realtà diventa così palpabile agli occhi dell’osservatore da generare sinestetiche percezioni e l’artista compie il suo dovere, facendo vibrare le corde più profonde dell’anima.  


 

da”Il bello e il buono dell’Emila-Romagna” di Giuseppe Gardenghi e Paolo Gruppuso, 2002
...se questa mostra vuole essere un omaggio all’Emilia-Romagna è giusto che il lavoro sia condotto fino in fondo dando non solo una figurazione pittorica con margine di libertà ed invenzione che non si può negare al pittore, ma anche una documentazione scientifica tramite la fotografia, dei gioielli botanici della nostra regione con il loro eventuale impiego in gastronomia. Il fotografo acquarellista Paolo Gruppuso, attento osservatore e esperto di fotografia naturalistica si è affiancato al pittore per mostrare il naturale “minimo”, spesso calpestato, che è parte integrante dell’immenso che ci circonda...

da”Luci ed atmosfere del paesaggio” di Paolo Gruppuso, 2004
...dopo due millenni d’arte accumulata nei musei e nei palazzi bisogna considerare che lo spazio per l’invezione e la novità e ridotta a zero. Rimane lo spazio per ricercare le atmosfere, le luci, la composizione. Questo fa Paolo Gruppuso e ci riesce bene.

Operando in questo modo convince l’osservatore che ogni quadro è una piccola invenzione perche è un “unicum” figlio della sensibilità, ma soprattutto della fantasia che non dà pace agli artisti.

                                                                                                                        Giuseppe Gardenghi (pittore)

PAOLO GRUPPUSO, IL SENSO DELLE COSE

di Guido Buffoni


Quando nel 1839 Louis Daguerre, seguendo le esperienze di Talbot, fermò sopra una lastra di rame argentata alcune immagini della realtà senza l’uso del pennello ma, con il solo impiego della luce dando vita alla fotografia, il mondo dell’arte, dopo un primo tentennamento, scoprì un modo del tutto nuovo di raccontare la realtà. Modalità che ben presto si coniugò con quella sensibilità
emotiva che ogni pittore nasconde nel proprio cuore, nella propria anima, nella propria percezione propositiva, originando raffinati strumenti adatti a ridonare alla oggettività dell’esistenza ciò che nasce dalla profonda esigenza di scoprire, di sperimentare, di comprendere, e che inevitabilmente fanno evolvere non
solo il corpo, ma anche e soprattutto lo spirito, verso nuovi traguardi esistenziali.

Un’operazione questa che ben presto diede i suoi frutti.

Dal realismo, troppo spesso ricco di ridondanti tecnicismi, si passò ad un impressionismo fresco, immediato capace di restituire non solo l’emozione che l’artista riusciva a cogliere con immediata abilità percettiva, ma anche quello che sapeva fermare con altrettanta sapienza compositiva. Ed è proprio questa sacrale perizia che in Gruppuso anima la sua opera di artista e di fotografo nello stesso tempo.

Infatti l’esperienza pregressa in campo fotografico gli ha consentito di ottenere risultati apprezzabili anche in qualità di pittore.

Una visione questa che rende sicuramente ampio merito a questo pittore e alle sue risultanze artistiche, senza esitazione alcuna. La sua duplice connotazione,
lo porta da sempre ad esplorare la realtà circostante con intraprendenza indagativa e con altrettanta sagacia descrittiva. Ed allora, le sue rappresentazioni grafiche, siano esse carte acquarellate o tele pregne di colori, si porgono come preziosi frammenti di un divenire dinamico, in cui l’avvicendarsi di calma
e di tormento, di gioia e di dolore, di inebriante spinta vitale o di tormentosa staticità, altro non sono che frammenti di quei sussurri emozionali sempre presenti nel nostro cuore, abilmente sottratti all’essenza delle cose.

Anche le macchie di colore apposte con altrettanta determinazione, altro fine non hanno se non quello di sottolineare con rapidità compositiva gli intriganti
giochi luminosi che avvolgono in ogni istante i paesaggi nel loro divenire.

Nelle stagioni calde e dorate, ma anche in quelle fredde ed uggiose, quasi a esprimere che nulla è per sempre, che non esiste alcunché di immobile, di definitivo, di stabile, ma che tutto porta con se il germe di un’esistenza destinata ad originarsi, ad evolversi e a concludere inevitabilmente il proprio ciclo vitale.

Ed è sicuramente questa abilità nel fermare la luce, ma anche la velocità degli eventi e con essa il senso stesso della mutazione, che si apprezza nelle opere di Gruppuso.

Anche quando cambia la tecnica pittorica, in particolare nell’acquarello, steso in carta umida o asciutta, nei colori acrilici, in quelli ad olio o ai pastelli, ed anche quando muta i soggetti. Ai paesaggi emiliani sostituisce le marine, gli scorci
di borghi antichi, o le nature morte, oppure le figurazioni umane e non. Sempre un solo scopo, sempre un solo intento, una sola voglia, un solo desiderio.

Fermare, quasi con valore documentario, il senso delle “cose”, la preziosità degli
avvenimenti, l’impulsività dei sentimenti, che in quell’attimo si configurano, si mostrano, permeano la vita e che se non colti non torneranno più. Briciole spaziali e temporali, lampi di essenzialità, che Paolo Gruppuso ci offre nelle sue opere con una indiscussa perizia percettiva ed interpretativa, e che consegna alla nostra anima con umiltà, semplicemente, senza vestirsi a festa, ma sempre con un vigore artistico di pregio e di valore.

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